Accordo di libero scambio tra UE e Nuova Zelanda: produzione agricola sostenibile
L’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e la Nuova Zelanda nel proprio capitolo X prevede interessanti regole per la produzione sostenibile di cibo capaci di impattare direttamente sul nostro agrifood. Infatti, prevede l’adozione di disposizioni e sanzioni dell’accordo di Parigi sul clima.
Prevede:
- una cooperazione tra UE e Nuova Zelanda allo scopo di uno sviluppo sostenibile, inclusivo, resiliente e sano. Le fasi produttive oggetto d’analisi e controllo sono: la produzione, raccolta, la lavorazione, il trasporto, l’immagazzinamento, la distribuzione, vendita, consumo e smaltimento.
- Un’armonica applicazione delle norme SPS (Sanitary and Phytosanitary Measures), TBT (Technical Barriers to Trade) e del Chapter BB sul commercio e sviluppo sostenibili (TSD);
- Altri punti programmatici molto interessanti e innovativi sono: il controllo della carbon footprint; lo spreco di cibo; la riduzione degli effetti avversi; il coinvolgimento delle comunità indigene in termini di partecipazione, condivisione e coinvolgimento;
Le disposizioni del capitolo X rappresentano un interessante applicazione di precauzione previsto dall’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea per cui “…1. La politica dell’Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi:
- salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente,
- protezione della salute umana,
- utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali;
- promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.
- La politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio “chi inquina paga”.
In tale contesto, le misure di armonizzazione rispondenti ad esigenze di protezione dell’ambiente comportano, nei casi opportuni, una clausola di salvaguardia che autorizza gli Stati membri a prendere, per motivi ambientali di natura non economica, misure provvisorie soggette ad una procedura di controllo dell’Unione.
- Nel predisporre la sua politica in materia ambientale l’Unione tiene conto:
- dei dati scientifici e tecnici disponibili,
- delle condizioni dell’ambiente nelle varie regioni dell’Unione,
- dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall’azione o dall’assenza di azione,
- dello sviluppo socioeconomico dell’Unione nel suo insieme e dello sviluppo equilibrato delle sue singole regioni.
- Nell’ambito delle rispettive competenze, l’Unione e gli Stati membri collaborano con i paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della cooperazione dell’Unione possono formare oggetto di accordi tra questa ed i terzi interessati. Il comma precedente non pregiudica la competenza degli Stati membri a negoziare nelle sedi internazionali e a concludere accordi internazionali.