Legge delega fiscale 2023, accise e compliance
Il 4 agosto 2023 è stato approvato il disegno di legge sulla delega fiscale (disegno di legge AC 1038-B del 23 marzo 2023) in materia di riforma del sistema fiscale e doganale italiano. Questa legge prevede che il Governo adotti entro 24 mesi, uno o più decreti legislativi recanti la revisione del sistema tributario nel rispetto dei principi costituzionali, nonché del diritto dell’Unione europea e internazionale.
Per quanto riguarda il settore doganale e quello della tassazione ambientale (accise ed imposte di consumo) gli aspetti di maggiore rilevanza sono:
- a revisione delle disposizioni in materia di accisa e delle altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi;
- sanzioni doganali;
- motivazione degli atti;
- rafforzamento del principio dell’autotutela;
- creazione di una normativa generale sull’accesso agli atti del processo tributario;
- introduzione nel sistema del modello di organizzazione e gestione (MOG) previsto dal Decreto legislativo n.231/2001.
In materia di accise, la legge di delega fiscale impone al governo di varare delle riforme sulla base delle seguenti linee guida:
- “…a) rimodulare le aliquote di accisa sui prodotti energetici e sull’energia elettrica in modo da tener conto dell’impatto ambientale di ciascun prodotto e con l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e dell’inquinamento atmosferico, promuovendo l’uti-
- lizzo di prodotti energetici ottenuti da biomasse o da altre risorse rinnovabili…”. Ciò dimostra in modo diretto come l’accisa costituisca un’imposta indiretta, a formazione progressiva, monofase, parzialmente armonizzata e basata sul ciclo produttivo con cui avviene la fabbricazione del prodotto energetico sottoposto a tassazione e sulla capacità di produrre inquinamento sia nella fase di produzione sia in quella di consumo (combustione o carburazione);
- “…promuovere, nel rispetto delle disposizioni dell’Unione europea in materia di esenzioni o riduzioni di accisa, la produzione di energia elettrica, di gas metano, di gas naturale o di altri gas ottenuti da biomasse o altre risorse rinnovabili anche attraverso l’introduzione di meccanismi di rilascio di titoli per la cessione di energia elettrica, di gas metano, di gas naturale o di altri gas a consumatori finali ai fini dell’applicazione dell’aliquota agevolata o dell’esenzione dall’accisa…”;
- “…c) rimodulare la tassazione sui prodotti energetici impiegati per la produzione di energia elettrica al fine di incentivare l’utilizzo di quelli più compatibili con l’ambiente…”;
- “…rimodulare la tassazione sui prodotti energetici impiegati per la produzione di energia elettrica al fine di incentivare l’utilizzo di quelli più compatibili con l’ambiente; d) procedere al riordino e alla revisione delle agevolazioni in materia di accisa sui prodotti energetici e sull’energia elettrica nonché alla progressiva soppressione o rimodulazione, nel rispetto delle disposizioni dell’Unione europea inerenti alle esenzioni obbligatorie in materia di accisa, di alcune delle agevolazioni, catalogate come sussidi ambientalmente dannosi, che risultano particolarmente impattanti per l’ambiente…”;
Si tratta di un interessante documento di riforma del sistema delle accise in una prospettiva di tutela ambientale poiché tali imposte di natura amministrativa e monofase essendo direttamente connesse con i cicli produttivi dalla loro fase di raccolta dei materiali grezzi all’ultima d’immissione in consumo dei prodotti lavorati e raffinati.
A livello internazionale trova fondamento nell’accordo di Parigi entrato in vigore il 4 novembre 2016 e mira a valorizzare prodotti energetici e elettricità verdi e cioè con basso impatto ambientale. Sarà interessante comprendere come, il Governo, tratterà gli ambiti dell’idrogeno, dei biocarburanti sostenibili, dei carburanti sintetici magari prodotti da rifiuti di plastica ponendo la massima attenzione sui consumi energivori dei cicli produttivi.
E’ auspicabile che l’accisa possa divenire un’imposta indiretta capace di rappresentare il cardine di processi di economia circolare a basso impatto ambientale e ad alto coinvolgimento delle comunità locali dove avviene la produzione o meglio la trasformazione di rifiuti, sottoprodotti e materie prime secondarie.
Si conclude che i componenti di un prodotto ricavati esclusivamente da scarti e rifiuti possono essere considerati, secondo il protocollo d’origine degli accordi di libero scambio, come prodotti originari e quindi da inserire nel calcolo dell’origine preferenziale.